Osservo le persone camminare dallo scalino di un portone
lungo la strada…lo farei per ore, è lo stesso effetto che provo davanti alle
fiamme in un camino, è miracoloso ad esempio, non vederne una che assomigli a
un’altra neppure vagamente. Ognuna con un passo differente, qualcuno sorride,
qualcuno ha gl’occhi persi sulla punta delle scarpe, chi sta guardando i tetti
come li scoprisse adesso, nonostante viva quei viali da sempre. Poi tre
adolescenti, parlano, scherzano, uno di origine africana, quello al centro ha
tratti asiatici, l’altro caucasici; camminano lenti e guardarli fa pensare che
forse è tutto più facile di quel che sembra.
E’ una sera di tanto tempo fa, uno di quei momenti dai
quali capisci immediatamente di aver ricevuto qualcosa, istanti che poi ti
rimangono nel tempo. Mi volto per appoggiare la schiena sullo stipite
dell’ampio portone e vedo un gruppo di persone in cerchio. Non erano appena
arrivate e nonostante non mi fossero lontane, non le avevo notate, o meglio,
non le avevo sentite. Non volevo esser invadente con lo sguardo, ma quel
silenzio… Insisto così per un attimo. Niente di più banale, stanno parlando e
ridendo, attraverso la lingua dei segni.
Di banale in realtà non c’era nulla e il termine che forse
può sembrare offensivo, in realtà vuole invece manifestare la speranza(!), che
banale lo diventi presto, perché se non fosse stato conseguenza di un problema,
quel “silenzio comunicato” l’avrei trovato unicamente soave, una
contrapposizione al baccano quotidiano del quale sembriamo aver necessità per
(non)dialogare in famiglia, al lavoro, nelle strade, in televisione, in
parlamento, persino coppie e matrimoni nascono per evitar il silenzio e quanto
invece, possono esser del tutto inutili le parole.
La LIS, Lingua Italiana dei Segni, ha una struttura
morfologico-sintattica e lessicale che la rende una vera e propria lingua.
Mi chiedo quindi, ad esempio, quale sia il motivo che le
impedisce di essere materia scolastica al pari dell’italiano, eliminando così
difficoltà quotidiane quali l’istruzione stessa, l’informazione, il libero
accesso ai servizi, ma anche ricevere una risposta in caso di necessità o
recarsi semplicemente in un museo.
Perché come spesso accade, finché un ostacolo non è sulla
propria strada, nel migliore dei casi ne ignoriamo l’esistenza, lasciando così
che per altri, questo si trasformi in una barriera volte invalicabile.
L’Italia, infatti, seppur il numero degli utilizzatori della
LIS sia tutt'altro che irrilevante e secondo dati recenti, nel nostro paese
nascano circa 220 bambini sordi l’anno, non riconosce ufficialmente la Lingua
Italiana dei Segni, come già avviene in numerosi Paesi e nonostante abbia
approvato, nel 2008, la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle
Persone con Disabilità. In un momento storico dove l’integrazione è al centro
di ogni dibattito, il vuoto creato non solo produce emarginazione, ma lede la
dignità di migliaia di persone e pare proprio che il problema non sia la
sordità della quale sono affette, ma quella di un Paese che trasforma
nuovamente un magnifico silenzio, in un baccano insopportabile.
Libero Liarno
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